
Un film per imparare, un incontro per non dimenticare. Conversazione al Villoresi con Renzo Martinelli, regista di "Vajont"
A cinquant'anni dalla tragedia della diga del Vajont (9 ottobre 1963), in un appuntamento straordinario nel novero delle "Conversazioni al Villoresi", lunedì 14 ottobre 2013, presso l'Aula Magna del Collegio Villoresi San Giuseppe di Monza, incontro con Renzo Martinelli, regista del film Vajont.
Un film per imparare, un incontro per non dimenticare
Conversazione al Villoresi con Renzo Martinelli, regista di “Vajont”
Poiché – si dice – il linguaggio cinematografico è capace di tenere desta l’attenzione e catturare anche quella degli alunni più pigri, nella scuola degli ultimi anni, complici le possibilità sconfinate offerte dalle molte innovazioni strutturali (dai videoproiettori alle LIM, ai tablet), è diventato comodo utilizzare dei documentari video, quando non degli interi film, per integrare, supportare, addirittura (purtroppo) sostituire la spiegazione di quel fatto storico o di quel paesaggio naturale. È tanto facile usare “Salvate il soldato Ryan” abbinato alle lezioni di storia sullo sbarco in Normandia, o “Schlinder’s list” per far rivivere il dramma della Shoah, che un cineforum a scuola non dovrebbe fare in alcun modo notizia.
Non questa volta, però.
La triste ricorrenza del Cinquantenario della tragedia, avvenuta il 9 ottobre 1963, e l’eccezionalità dell’ospite danno tutt’altro respiro all’iniziativa che il Collegio Villoresi San Giuseppe ha proposto ai suoi studenti nella giornata di lunedì 14 ottobre: dopo la visione guidata del toccante film “Vajont”, lo stesso Renzo Martinelli, autore e regista del film, ha incontrato gli alunni della scuola secondaria di I grado e gli studenti più grandi delle IV e V superiori. Il racconto delle fasi di ideazione e realizzazione della pellicola si è fatto via via più intimo e vissuto, nel desiderio di spiegare a ragazzi che in quegli anni non erano nati (e nemmeno lo erano, con tutta probabilità, i loro genitori) le ragioni più profonde che hanno ispirato il film.
Nella scia del progetto educativo di questo anno scolastico appena iniziato, imperniato sul rispetto e la valorizzazione dell’ambiente in tutte le sue sfaccettature, a partire da quella naturale, la tragedia del Vajont è diventata così l’occasione per riflettere sugli errori, la superficialità, la cattiva fede degli architetti, degli ingegneri e dei politici che lavorarono alla diga che avrebbe dovuto rappresentare un orgoglio italiano e divenne “la diga del disonore”.
«Cercare la verità, rievocare la verità e comunicarla. Questo è il dovere di ogni intellettuale che vive con onestà il proprio tempo. Questo è il dovere di ogni regista che vive con onestà il proprio tempo», dice Martinelli. E raccontarla bene, aggiungiamo noi.
Perché sono molti i film che si prestano ad un utilizzo scolastico, ma nei miei anni di insegnamento sono pochi quelli al termine dei quali io ricordi di aver visto le mie studentesse cercare di nascondere le lacrime e i miei studenti la rabbia per una tragedia così triste e stupida.
Se è servito a lasciare nei nostri ragazzi, che saranno gli architetti, gli ingegneri, i politici, le madri e i padri dell’Italia che verrà, una scia, questo film non è stato inutile.