Rime con "Lombardia"

30.05.2014 20:07

“Lombardia” fa rima con tante cose: con “economia”, anzitutto e soprattutto (la Lombardia è innegabilmente il più importante distretto economico e manifatturiero europeo, con buona pace della Ruhr tedesca), con “autonomia” – ma qui entriamo in questioni politiche che lascio volentieri da parte –, con “gastronomia”, con “fattoria” (come dimenticare le tradizioni agricole del nostro territorio?), con “frenesia” – perché qui in Lombardia abbiamo sempre fretta, le cose vanno fatte “alla svelta” –, e poi con “tecnologia”, “editoria” (provate a fare il conto di quante tra le testate giornalistiche più importanti a livello nazionale sono nate o hanno sede a Milano), “burocrazia” (?)…

Se chiedete a un lombardo di elencarvi le tre cose più importanti della sua regione, di certo non vi dirà “la poesia”. L’Italia sarà una “nazione di santi, navigatori e poeti”, la Lombardia no. La Lombardia è regione di lavoratori, di lavoratori e di…? Lavoratori! Eppure “Lombardia” fa innegabilmente rima con “poesia”.

Si può trattare questa cosa da due punti di vista differenti: possiamo metterci a fare un elenco dei poeti, grandi e piccoli, che sono nati o hanno scritto in Lombardia. In cima alla hit parade c’è senza ombra di dubbio il nostro Virgilio, ma poi la lista prosegue assai lunga. Cito alla rinfusa: Manzoni, Sordello da Goito, Alda Merini, Giovanni Testori, Giuseppe Parini…

Oppure possiamo viaggiare a passo lento per le nostre terre mai piatte, mai banali, sotto quel nostro cielo di Lombardia, “così bello quand'è bello, così splendido, così in pace” e cercare scorci poetici che ancora sopravvivono tra le vetrate dei grattacieli milanesi, sotto le torri storte del nuovo quartiere della Fiera e persino tra la polvere dei cantieri della Pedemontana.

 

Inauguriamo questo breve e coraggiosissimo ciclo di incontri con la storia di un uomo di Mantova, figlio di una famiglia di contadini, legato alla sua terra anche se presto trapiantato altrove, a Napoli, più ancora che a Roma. Eppure la sua “carriera” – direbbe oggi un lombardo moderno –, il suo capolavoro immortale – diciamo noi – sarebbero stati pochissima cosa senza le sue origini lombarde.

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