Didattica attiva con la LIM

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Didattica attiva con la LIM

La Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) rappresenta un’innovazione tecnologica che può cambiare radicalmente e in positivo il modo di far scuola, di insegnare e di apprendere. Come spesso accade quando viene introdotto un nuovo approccio in classe, con il suo carico di novità e di sconvolgimento di routine consolidate, si scatenano vivaci entusiasmi e forti perplessità; ora però i tempi sono maturi per un’analisi più obiettiva e ragionata dei vantaggi di una didattica con la LIM e delle problematiche aperte che vanno affrontate e risolte

 

La lavagna interattiva multimediale si sta rapidamente diffondendo anche in Italia. Nel corso degli ultimi anni, iniziative ministeriali, regionali e provinciali hanno dotato e stanno dotando numerose scuole, dal Nord al Sud Italia, di questo dispositivo. La sua diffusione è accompagnata da discorsi appassionati che puntano l’accento sulle possibilità di un radicale cambiamento della didattica e, conseguentemente, sul miglioramento dell’offerta formativa che a questo si può associare. Come spesso avviene con le nuove tecnologie è infatti facile, oltre che desiderabile, immaginare un immediato dispiegamento delle potenzialità, trascurando invece gli aspetti pratici e le criticità che necessariamente accompagnano ogni innovazione. La storia ci insegna, purtroppo, che le cose non sono sempre andate come si era auspicato e che, invece, molte delle tecnologie su cui si era confidato continuano a rimanere nei magazzini o nei sottoscala di tante scuole. Il problema non è però da ricercarsi nell’inadeguata padronanza degli strumenti dal punto di vista tecnico (che è comunque un punto di partenza irrinunciabile) quanto, piuttosto, nella capacità di avvalersene efficacemente. Si tratta in altri termini di sapere «come» impiegare i nuovi strumenti senza perdere del tempo in frustranti improvvisazioni o improbabili adattamenti di pratiche didattiche già note, ma non necessariamente adatte al nuovo contesto. Il vero problema sta qui nel fatto che le nuove tecnologie, proprio perché «nuove», non sono ancora adeguatamente conosciute, ovvero studiate dal punto di vista applicativo, al momento della loro diffusione. Nel riconoscere e prendere consapevolezza dell’esistenza di un considerevole ritardo tra la disponibilità degli strumenti e la diffusione di una sensibilità pedagogica e una cultura metodologica adeguate, è dunque auspicabile procedere con prudenza ed equilibrio.

Le lavagne interattive multimediali, rispetto ad altre tecnologie, presentano quanto meno un paio di vantaggi: non sono una tecnologia del tutto nuova (si tratta infatti, e piuttosto, di un nuovo modo di usare il computer a scuola) e, soprattutto, arrivano (almeno nel nostro Paese) assieme a una buona quantità di esperienze e ricerche svolte in quei Paesi, come Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia e Messico, che le utilizzano ormai da diversi anni.

In attesa di ulteriori conferme è possibile sostenere che la LIM si presenta come uno strumento dalle innumerevoli potenzialità, capace di aiutare a costruire ambienti di apprendimento stimolanti. L’auspicio è che, anche in Italia, la diffusione di questa tecnologia venga accompagnata da un’ampia disponibilità di testimonianze e di esperienze, oltre che dalle adeguate verifiche. Nonostante le opportunità che lo strumento offre è, nondimeno, necessario valutare il contesto complessivo all’interno del quale questo viene impiegato. Gli innumerevoli fattori presenti nel contesto scolastico, assieme alla presenza di variabili le cui dinamiche non sono sempre prevedibili, suggeriscono l’assunzione di atteggiamenti equilibrati e sufficientemente disincantati nei confronti di risultati eclatanti da raggiungere in poco tempo. Siamo solo all’inizio di un diverso modo di fare scuola e molte delle potenzialità di questa tecnologia sono ancora da individuare. È del resto noto che non esistono rapporti di causalità diretta tra l’uso delle nuove tecnologie e il miglioramento dei processi cognitivi e apprenditivi. Prevale, su tutto, il modo con cui gli strumenti vengono impiegati, l’intelligenza e l’attenzione con cui i materiali didattici vengono selezionati e offerti e, in particolare, il tipo di attività tese a favorire nell’alunno momenti di riflessione e rielaborazione. Una delle modalità più semplici per cercare di conseguire un buon risultato consiste nel gestire in maniera attenta le risorse. Che si tratti di utilizzare video, filmati o materiali didattici costruiti ad hoc con i software della lavagna è importante non dimenticare i principi della comunicazione multimediale e l’esistenza di specifici limiti nel sistema cognitivo umano. Utilizzare in maniera impropria la multimedialità, come pure privilegiare risorse caratterizzate da un’elevata interattività, può portare a un coinvolgimento tanto temporaneo quanto effimero. Per rendere produttivo il lavoro cognitivo dello studente è necessario scegliere con cura le immagini, le parole e i modi di presentare i concetti affinché il carico cognitivo sia indirizzato alla comprensione di ciò che è al centro dell’obiettivo conoscitivo, invece che distratto o artificiosamente aggravato. Una risorsa anche semplice, se gestita correttamente, può fornire significativi risultati laddove, invece, la sovrabbondanza di stimoli potrebbe addirittura pregiudicare l’apprendimento. Analogamente, nei ritmi e nelle modalità espositive è necessario che l’insegnante faccia attenzione a lasciare tempi necessari per problematizzare, approfondire, riflettere e interiorizzare. Emerge quindi come uno degli aspetti più delicati e, di fatto, meno operazionalizzabili sia proprio quello della maturazione, nell’insegnante, della consapevolezza di come sia delicato il gioco di equilibri tra metodologia e tecnologia. Il fattore decisivo affinché questa tecnologia possa apportare valore aggiunto sta proprio nella capacità dell’insegnante di integrare con naturalezza tre componenti: la padronanza tecnologica, i contenuti e la competenza delle modalità utili al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Non esistono rapporti deterministici tra tecnologie e apprendimento: in taluni contesti le tecnologie risultano «inconsistenti», in altri persino fuorvianti o dispersive, in altri invece possono offrire delle opportunità per facilitare determinati apprendimenti. È il contesto educativo che deve sviluppare la capacità di afferrare le potenzialità «del mezzo» e trasporle in maniera da renderle utili al perseguimento degli obiettivi di apprendimento.

La LIM dovrebbe essere considerata come «un» elemento, seppure importante, dell’interno setting didattico. La lavagna può, ad esempio, essere impiegata per la messa a fuoco preliminare di un problema nuovo, come pure, all’opposto, per elaborare delle sintesi e mettere in evidenza gli aspetti più significativi di quanto già trattato. Ma all’interno di questi due momenti limite (apertura/chiusura) è necessario ricordare l’utilità di interconnettere organicamente attività di tipo diverso (individuali/collettive, laboratoriali, di esperienza sul campo, di studio silenzioso, di pratica concreta, ecc.) utili per favorire lo sviluppo di comprensioni estese e articolate. Da non sottovalutare, infine, l’importanza di pensare alla LIM come a uno strumento sociale. Uno strumento che non è solo un’estensione delle attrezzature fisiche, metodologiche e cognitive del docente, e non è neppure uno strumento che sostituisce il docente (in questo senso è utile ribadire la pericolosità di quelle risorse multimediali che «corto-circuitano» il rapporto tra studenti e contenuto bypassando il docente), ma uno strumento principalmente per e della classe. A ben vedere, dunque, i maggiori fattori di innovazione dipenderanno dal contestuale sviluppo e diffusione di modalità creative di insegnamento e di apprendimento caratterizzate da nuove forme di lavoro e di coinvolgimento della classe, dall’introduzione di pratiche di lavoro collaborativo, dall’uso di attività didattiche in grado di valorizzare le potenzialità di ogni singolo individuo e dall’accorta proposta di sequenze di stimoli diversificati. La sfida è aperta.

 

(da Giovanni Bonaiuti, 2010, Didattica attiva con la LIM, Trento, Erickson, pp. 153-158)

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